La rivoluzione di Papa Francesco

 

 

bergoglio_papafrancesco_salutozoomR439_thumb400x275A sei mesi dall’elezione, quello di papa Francesco sembra già un pontificato da leggenda. I “fioretti” si sprecano, dalle telefonate alla gente semplice alla merenda preparata alle guardie svizzere, dall’abitazione in Santa Marta alle passeggiate a piedi fuori protocollo, dalle omelie quotidiane al saluto di “buon pranzo” dopo l’angelus. I massmedia  seguono l’evento con sempre maggiore interesse, indicando come rivoluzionario questo papa venuto dalla fine del mondo, come lui stesso ebbe a dire, mostrando subito il suo umorismo e la sua semplicità.

Ora che inizia a cambiare qualcosa della curia romana le voci sulla rivoluzione in atto sono sempre più insistenti. Ma noi vorremmo attirare l’attenzione sulla vera “rivoluzione”, se così si può definire, di papa Francesco.

Il nome di Francesco d’Assisi

Innanzitutto il nome: è il primo ad assumerlo perché è un nome impegnativo. Evoca tutta la profezia e la potenza della spiritualità del poverello di Assisi. E papa Francesco dimostra di volerne seguire le orme in pienezza. L’andare in aereo di linea, rinunciando agli agii dell’aereo privato, il portarsi da solo la ventiquattrore sono gesti che hanno evidenziato la sua “minorità”, come quella di Francesco, scelta per essere accanto agli ultimi del mondo. Così possiamo ricordare la croce di ferro, l’anello d’argento e l’orologio di plastica, tanto per dire alcuni dei segni che contraddistinguono la scelta di povertà del nuovo papa. Eppure non è solo la minorità a renderlo particolare. Come Francesco d’Assisi, papa Francesco va oltre. La sua è sete di umiltà, quella virtù spesso dimenticata dai grandi della terra, che rende veramente piccoli dinanzi a Dio e ai fratelli e per questo tanti cari all’uno e agli altri. L’umiltà che apre le porte del cielo e i cuori degli uomini.

Ecco la grande rivoluzione di papa Francesco. Invertire i termini. Come fece Francesco d’Assisi, ma in un contesto diverso, e forse più complesso. Ecco perché vediamo il papa farsi uno di noi, definirsi un credente fra gli altri nella grande famiglia che è la Chiesa. Ecco perché lo abbiamo visto chinarsi a baciare i piedi a dei ragazzi disagiati, abbracciare i disabili e gli ammalati, accorrere presso i rifugiati e gli esclusi della società. Forse ci ricorda le parole di Maria nel magnificat: “Ha innalzato gli umili”.

Testimone la misericordia di Dio

Con la sua bonarietà e la sua parola franca papa Francesco è vicino agli ultimi perché si sente, come diceva santa Teresina, uno di loro. L’ultimo fra gli ultimi, proprio lui che, come sommo pontefice, è il primo nella gerarchia ecclesiastica, il vicario di Cristo in terra e il capo della Chiesa.

Il suo scopo è quello di manifestare l’amore di Dio. Lo ripete quasi in ogni omelia o discorso. Come cristiani siamo chiamati a testimoniare e annunciare la misericordia del Padre, la sua presenza e la sua vicinanza nella storia, accanto ad ognuno di noi, specialmente chi soffre, chi è solo, chi non crede o ha bisogno della sua parola che salva.

Anche papa Benedetto aveva scritto nella  Spe salvi che “non è la scienza ma l’amore che ci salva” (n. 25). Ora papa Francesco incarna questo amore rendendosi prossimo ad ogni uomo e ad ogni donna che soffre, che è emarginato, che è solo. Il continuo affluire di gente a San Pietro, le numerosissime lettere che da ogni parte gli arrivano, il numero enorme di persone che lo seguono su twitter e gli altri siti internet, alla pari e più delle grandi star che attirano i fans, dimostrano che questa strategia funziona, che papa Francesco è entrato in maniera forte nella vita di ognuno di noi.

Anzitutto il rapporto con Gesù

La sua rivoluzione è, quindi, un richiamo ad una profonda trasformazione del cuore. Spesso spiega che non possiamo dirci veramente cristiani se non mettiamo in pratica il vangelo, se non ci convertiamo, se non amiamo Dio e i fratelli con i fatti e non solo con le parole. Papa Francesco è modello di questa conversione, come testimoniano i suoi gesti eclatanti. E’ un uomo tutto di Dio e dei fratelli. Completamente espropriato e donato. Povero e libero di amare come Gesù e con Gesù.

Ed è un uomo di profonda interiorità. Il suo rapporto con Gesù è la chiave per comprendere tutto il suo operato. Senza vita interiore, ha detto fin dall’inizio, possiamo essere dei funzionari ma non dei cristiani, e neache dei sacerdoti, frati, suore o vescovi. Come Francesco d’Assisi, uomo fatto preghiera, papa Bergoglio è maestro di orazione. Insegnandoci i fondamenti della vita cristiana insiste molto su un rapporto sincero e duraturo con Gesù nella preghiera perché sa che da questo dipende la crescita spirituale di un’anima. Ecco perché, richiamando al valore della preghiera e del digiuno, ha ottenuto una risposta potremo dire mondiale al suo appello per la pace. Il cuore del cristianesimo è la fede in Cristo Gesù, una fede vera, operosa, che si nutre di preghiera.

Papa Francesco opera la rivoluzione cristiana con le armi della fede e della preghiera, del digiuno e della carità, secondo la tradizione plurisecolare della Chiesa.

Devoto di Maria SS.ma

Ed infine mostra un tratto delicatissimo della sua fede, come Francesco, per il fatto di essere un grande devoto di Maria. Papa Francesco ama teneramente la Madonna, come ha dimostrato tante volte. Ci ha commosso vederlo baciare devotamente le sue icone, portare in braccio la statuetta dell’Aparesida e piangere dinanzi alla sua immagine invocando la pace per il mondo.

A Maria, vista come la madre e la maestra di santità, papa Francesco ha dedicato il suo pontificato. Con il santo rosario fra le mani sente il legame intenso che lo lega a Gesù e a sua madre.

Con loro guida la chiesa e il mondo verso nuovi traguardi, verso un rinnovamento che non passa tanto per le strutture quanto per le coscienze, che non cerca tanto una nuova immagine di Chiesa quanto una radicalità nella sequela di Cristo per essere segno della sua misericordia fra gli uomini.

Sr. Daniela Del Gaudio

(Articolo tratto da “Campania Serafica”, anno 45 n° 6)

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