LA NASCITA DELLA GI.FRA.
Nella triste e vasta dimensione del tempo in cui attualmente viviamo, mi attanagliano infiniti pensieri, vecchie rimembranze, che, alla fine, ti portano inevitabilmente alla primavera della vita. Tempo fa, nello sfogliare le pagine di un libro, ho trovato fra di esse, una pagina piegata di “Campania Serafica” ormai, ingiallita dal tempo, con una foto riprodotta dell’anno 1950, in cui, mi trovavo nel “gruppo fondatore” della Gioventù Francescana nel Chiostro del Convento dei frati minori cappuccini di Sant’Eframo Vecchio. Mi sono particolarmente commosso, e i miei pensieri sono volati in quel tempo beato e meraviglioso, in quei giorni felici di una gioventù serena, senza problemi, genuina, timorata di Dio, e innamorata del percorso di vita cristiana, di tutti i giorni. E quel gruppo, che in un caldo pomeriggio del mese di giugno del 1950, composto dal sottoscritto, da Achille Lerro e Franco Sforza, decisi di lasciare la frequenza dall’Associazione di Azione Cattolica presso la Parrocchia di Santa Maria degli Angeli alla Veterinaria, per formare “qualcosa di nuovo” a Sant’Eframo Vecchio. Quindi, unendosi a noi, Nino Cardinale e Antonio Carità, ci avviammo decisi verso il Convento, per un colloquio con l’indimenticabile Padre Eugenio Napolitano, per un’iniziativa di costituire un gruppo giovanile francescano, fuori dal T.O.F. Terz’Ordine Francescano. La proposta, in un primo momento lasciò titubante l’amato Padre, anche perché, non conosceva i soggetti, eccetto me, ma poi, si convertì all’idea di formare un gruppo di simpatizzanti del Poverello di Assisi, dandogli il nome di “amici di San Francesco”. Avevo sedici anni ed era un mio costante pensiero, ritornare a svolgere la mia vita francescana, in quell’oasi di pace soave, che penetrava nell’anima, e t’infondeva una gioia profonda, e, dove, sin da piccolo i miei genitori e le mie sorelle, terziari, mi portavano alle funzioni religiose, diventando chierichetto, per servire le Sante Messe, e con la “nomina” a cordigero, la prima tappa di francescanesimo. È così sotto la Sua accorata ed entusiasmante guida, all’ombra di quel Convento immerso nel verde, in quell’atmosfera serafica e celestiale, quel gruppo, con l’animosità, la gioia di vivere, la genuinità che ci distingueva, l’amore fraterno, alternò momenti di ascolto, di riflessione, di preghiera, di discussione, di giochi, di recitazione. Momenti, ore, giorni, mesi, anni bellissimi, che ricordo con tanta nostalgia, non soltanto perché c’era la gioventù ma perché esisteva l’amore, il rispetto, l’educazione tra la gente. Pensammo, però, dopo un po’ di tempo, che il nostro era un Movimento che rimaneva isolato, in quanto, non appartenente a formazioni gerarchiche costituite in campo nazionale. Volevamo, così, farci conoscere, rompere gli argini, straripare con tutte le nostre forze, che possedevamo, e così, entrammo a far parte della grande schiera della Gioventù Francescana. La nostra Sezione, con Presidente Achille Lerro, fu di splendido esempio per la perfetta macchina amministrativa-religiosa-sportiva-artistica, (attraverso l’Archivio si può constatare la magnifica funzionalità di ogni reparto), l’impegno profuso di ogni delegato nel condurre il proprio compito. La validità della nostra Sezione, ebbe come sigillo, l’incarico di Delegato Nazionale della 4° Zona (Italia Meridionale), in seno al Consiglio Nazionale della GIFRAM, ad Achille Lerro, con il gravoso compito, per me, a sostituirlo, quale Presidente della Sezione. Con lo scorso anno 2020 sono trascorsi 70 anni dalla costituzione della Sezione, un cammino comunitario costruttivo, ricco di soddisfazioni, e un risultato che ha allietato il mio spirito. Sarei stato presente alla ricorrenza, ma purtroppo l’età veneranda, 86 anni, mi impedisce effettuare viaggi, a causa di qualche malanno. Un ricordo indelebile, ricco d’amore va all’artefice principale di tutto ciò che abbiamo “creato”, a Padre Eugenio Napolitano, un Santo in terra e ora nel Cielo, al quale, devo tutta la mia riconoscenza per avermi formato, durante la mai adolescenza, e negli anni successivi, trascorsi all’ombra del Convento di Sant’Eframo Vecchio. Una formazione cristiana ricca di fede e amore che ho conservato, vivendo ancora il francescanesimo presso la Fraternità Francescana nella Basilica di San Giovanni Bosco a Roma, dove, mi sono trasferito dal 1965 per lavoro.
Voglio concludere questo mio scritto, con l’augurio, che, la Gioventù Francescana di Sant’Eframo Vecchio, sia sempre una formazione numerosa di giovani, felici di vivere con entusiasmo il Vangelo, e di seguire con abnegazione, lo splendido percorso di vita serafica, che San Francesco d’Assisi ci ha lasciata in eredità, da custodire gelosamente, per tutti gli anni della nostra esistenza.
Renzo Fazzina
Roma, 18 gennaio 2021
Realizzazione di un sogno
Il 15 giugno 1950, quel gruppo di “fondatori” aveva dato vita agli Amici di San Francesco e successivamente, con la costituzione della GIFRA in data 01 gennaio 1951, iniziò a provvedere alla sua organizzazione, affinchè, fosse solida nella struttura, granitica nelle basi, con l’irresistibile fascino della semplicità, dell’umiltà del francescanesimo. La compattezza del gruppo, la gioia di vivere questo inizio fantastico di cammino sereno, direi felice, di una spiritualità intensa, di una tendenza dell’animo ad attribuire particolare importanza a tutto ciò che appartiene, e viene da Dio. E così, seguendo le orme della donna di Cortona, che chiese a San Francesco, come “servire il Signore”, anche noi, decidemmo, come laici, di essere francescani, seguendo il Signore, come appunto, aveva deciso, la donna insieme al marito, e cioè, “servire il Signore anche nelle proprie case”.
Con grande entusiasmo, abnegazione, accompagnati dalla preghiera costante che rivolgevamo al Signore, iniziammo con la formazione di un Consiglio di Delegati, con funzioni che riguardavano CASSA, SEGRETERIA, STAMPA, SPORT, FILODRAMMATICA e DISCIPLINA, con la Presidenza di Achille Lerro, un uomo perspicace con le idee chiare, e infine, con la guida spirituale Padre Eugenio Napolitano, un sacerdote semplice, di una grande bontà e generosità, autentico seguace di Cristo, che ci teneva impegnati con riunioni settimanali, riguardanti il Vangelo della Domenica, la catechesi, la vita di San Francesco, e argomenti che riguardavano i giovani. Un’intensa emozione penetrava in ognuno di noi, nell’ascoltare la sua calda voce, ricca di misticismo.
Formato il Consiglio, bisognava avere una sede per le riunioni in funzioni di Segreteria. Ci fu assegnata una stanzetta che si trovava sul lato sinistro del Chiostro, venendo dalla portineria e, con alcune pennellate di colore celeste alle pareti la rimettemmo a nuovo, aggiungendo in essa, poi con un tavolo, alcune sedie, e un armadietto rimediati da un locale deposito. Quale sede per ospitare i giovani per riunioni, e per attività sportiva, avemmo una sala situata in fondo, sempre sul lato sinistro del Chiostro, che arredammo con solido tavolo di legno per il gioco del tennis da tavolo, costruito su richiesta, dopo poco tempo dalla costituzione della Sezione. Ad una parete, fissammo una grossa bacheca, sulla quale veniva esposto “il giornale murale” redatto a mano da me, in qualità di delegato stampa, e scritto su di un foglio da disegno.
Intanto, iniziavano a giungere al Convento i primi ragazzi appartenenti soprattutto a fedeli che frequentavano la Chiesa, con la loro animosità, cagionata da interesse, e, dopo qualche mese un folto gruppo di una cinquantina di ragazzi, con la gioia e l’entusiasmo di iniziare questo percorso di spiritualità, e che successivamente decisero di entrare a far parte della GIFRA, con lieta e serena armonia. Fù dato corso alle attività, promuovendo iniziativa di istituire un fondo cassa, attraverso l’offerta di alcune lire mensili, da parte di ogni delegato, e facoltativa per chiunque volesse, partecipare con quota a piacere. Avevamo un regolare registro con i nominativi degli offerenti, con le quote versate, l’entrate e le spese sostenute. Il Cassiere fungeva anche da Segretario, e quindi oltre al servizio di cassa, aveva l’incarico di stabilire le date per le riunioni, adunanze, compilazioni di verbali, atti e custodia dell’archivio.
Per la Stampa, oltre “il giornale murale”, ero stato incaricato da P. Eugenio, di provvedere ogni sabato all’affissione, fuori la Chiesa, di un elenco contenente i cinema della città, con i film che proiettavano, e la visibilità, o meno, di essi, risultanti da un libretto rilasciato dalla libreria S. Paolo. Inoltre, ogni anno organizzavamo la Fiera del Libro e la Mostra di disegno e pittura. Com’era da prevedere, grande interesse ebbero le attività sportive, grazie anche all’organizzazione di tornei di tennis da tavolo, da parte del C.S.I, ai quali partecipavano altre associazioni cattoliche, con buona affermazione della nostra squadra. Ma il calcio spadroneggiava sempre con accanite sfide, anche se si trattava di giocare in uno spazio limitato, quale era il “campetto” adiacente al Chiostro. Anche con la filodrammatica avemmo un’attività fiorente con la formazione di una bella compagnia, che effettuava spettacoli mensili in Sala Gargiulo. Un grande successo avemmo con la “Cantata dei pastori”, con recitazione e sceneggiatura ad alto livello, su un palco di ridotte dimensioni.
Infine per quanto riguarda la “disciplina”, non ci fu bisogno di vivere in modo rigoroso, di durezza, dove invece esisteva la fratellanza, l’amore e la pace serafica del Convento.
A conclusione di questa mia esposizione direi epistolare, ringrazio sentitamente i Reverendi P. Pietro Zarrella e P. Pierluigi Cacciapuoti, nonchè i miei “fratelli francescani”, Enzo Notari e Gennaro Petricciuolo, per avermi dato la gioia di riprendere contatti con Sant’Eframo Vecchio, e principalmente, con la GIFRA, con la quale, attraverso nuove tecnologie, ho potuto constatare con vivo piacere e grande ammirazione i progressi realizzati in questi anni con l’istituzione del gruppo femminile, in un cammino costruttivo di fede e di serena e lieta armonia, ispirandosi sempre più, al Vangelo e a San Francesco d’Assisi.
Renzo Fazzina