Proteste per l’Ave Maria all’Università

 

 

La docente si difende, sostiene di non aver coartato la libertà di nessuno e di aver interrotto la lezione solo per pochi minuti, ma sul web piovono critiche pesanti, e pochissimi messaggi di sostegno. Interpellato sul punto il rettore Francesco Adornato è esplicito: «Si tratta di un atteggiamento assolutamente improprio e censurabile, mi scuso a nome dell’ateneo».

E sulla vicenda è intervenuto oggi il vescovo di Macerata, monsignor Nazareno Marconi, che in una nota dal tono ironico pubblicato sul sito dell’emittente diocesana chiede scusa, come credente, per «aver destabilizzato la serenità di un’Università».

«La storia dei 25 secondi di interruzione di una lezione, per dire un’Ave Maria per la pace, con la reazione che ha scatenato ci interroga profondamente come credenti. Gli stessi 25 secondi usati per dire una battuta, cosa che molti docenti fanno spesso, non avrebbero creato problemi».

Il problema, prosegue il vescovo, «è la nostra poca fede». Perché chi prega molto, ad esempio chi recita il Rosario potrebbe pensare che le Ave Maria «valgano poco, che di fatto siano innocue. Che non creino problemi». E invece no: l’agitazione suscitata all’Università da una sola Ave Maria, le proteste hanno ricordato «che la preghiera è una forza, una potenza che può mettere paura a qualcuno. Grazie a chi crede più di noi credenti che quelle poche parole smuovano i monti e i cuori tanto da sconvolgere la loro vita. Grazie a chi ci ricorda che dire Ave Maria è salutare una donna morta 2000 anni fa credendo che è viva, in grado di pregare per noi e di operare per rendere la nostra vita più buona e vicina a Dio, tanto da aiutarci ad affrontare serenamente la morte»

E infine la efficace chiusa di monsignor Marconi: «Grazie fratelli non credenti e anticlericali perché ci avete ricordato quali tesori possediamo senza apprezzarne adeguatamente il valore e l’importanza».
 
(fonte: Avvenire, 17.10.17)

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