Festa dell’Eccomi 2020

Eccomi. Io araldino, frutto della mia fraternità, sono pronto, pronto a donarmi ad ogni richiamo di bene. Così nasce la festa dell’Eccomi.
Una giornata in cui ogni bambino, ogni ragazzo, con la fraternità al suo fianco, incontra un’altra realtà, quella che nasce dalla conoscenza  dell’altro. Ognuno con la sua storia, ognuno con le proprie ricchezze, si prepara a vivere una giornata di condivisione, una giornata di piena gioia, al fianco di ogni araldino della Campania.
Perché in fondo è questo che stupisce: scoprire che tutto il vissuto quotidiano è solo una piccola parte dell’immensa famiglia.
Ed è così, uno di fianco all’altro, che gli Araldini sono pronti a dire il loro Si, a pronunciare l’Eccomi, e a confermare con il cuore colmo di gioia le intenzioni della Promessa vissuta nella loro fraternità.
Ma non è solo questo, c’è molto altro. La festa dell’Eccomi è la festa della famiglia, francescana e non. I genitori possono tastare con mano la bellezza dell’essere francescani. Hanno la possibilità di vivere insieme ai loro figli questa giornata, di percepire l’immensità in cui i loro figli hanno deciso di immergersi e meravigliarsi nel momento in cui realizzano quanto grande può essere un bambino, quanto incredibili possano essere le sue azioni e le sue parole.
E allora si parte, dalla mattina nei momenti di accoglienza e preghiera, per poi continuare il percorso nel momento formativo, ogni volta diverso, fatto di testimonianze, di giochi e laboratori. Poi si pranza, si torna dalle famiglie per raccontare quanto vissuto e di nuovo il pomeriggio si riparte per vivere il momento di festa e la Santa Messa, tutti insieme. Poi i saluti, la tristezza e la gioia, la consapevolezza di aver vissuto momenti unici. Il pensiero già rivolto alla prossima occasione, e il rientro a casa con le farfalle nello stomaco, con la testa che inizia a vagare tra i ricordi di emozioni appena vissute.
Ma come la vive un araldino? Cosa prova davvero? È capace nella sua giovane età di comprendere ciò che ha vissuto?
La verità è che l’Araldino la vive in modo suo, un modo non paragonabile a quello di un adulto. Spesso è un modo più genuino, autentico e forse a noi incomprensibile.
‘Mi piace l’idea di andare in un palazzetto, fare cose diverse da quelle che faccio in fraternità e farle con altri araldini, che magari neanche conoscevo’ dice Alessio, di 11 anni, che di giornate così ne ha vissute tante, ‘Ah e poi non so perché ma anche il pranzo a sacco, era un momento di condivisione insolito’ ha aggiunto dopo. Non so se siamo in grado anche noi di fare tanto caso a una cosa così semplice come il pranzo a sacco. È proprio la  che hanno i ragazzi nel vivere la giornata, che la rende così speciale. Anche Serena, 12 anni, ha voluto parlare di cosa questa giornata rappresenti per lei: ‘Rappresenta un esserci tutti insieme non solo come fraternità del nostro quartiere ma di tutta la regione, e dimostra quanto sia vero ciò in cui crediamo. Ogni momento mi dà emozioni che difficilmente posso provare in altre occasioni’.
Poi ci sono gli animatori, coloro che sono chiamati ad accompagnare i ragazzi, e portarli dalle loro case alla festa. Non è facile per un animatore far capire l’importanza di questo evento a volte, richiede tanto impegno, ci vuole convinzione. Deve essere in grado di esprimere con le proprie azioni l’entusiasmo da dedicare a questa festa, e coinvolgerli nel migliore dei modi.
Avrà la possibilità così di assistere alla crescita dei giovani francescani, all’incontro con gli altri araldini, e alla soddisfazione di ritrovare il proprio entusiasmo negli occhi di altri piccoli.
Anche per gli animatori è un’occasione di incontro, di conoscenza e ritrovo con altri animatori. È una possibilità di confronto, di dialogo. ‘Ciò che più mi colpisce è poter ritrovare animatori già conosciuti, e conoscerne di nuovi. Per non parlare della possibilità di passare una giornata di condivisione e divertimento coi piccoli, una giornata di fraternità, ma con i nostri fratelli più piccolo’ ci racconta Lele.
E infine, non per importanza, i genitori. Coloro che i figl

i li vivono a casa, tutti i giorni, nel loro quotidiano. Ancora una volta questa festa rappresenta un’opportunità. In questo caso, per i genitori, è l’opportunità di conoscere un nuovo lato dei loro figli (per coloro che non seguono il percorso francescano). Vengono chiamati per conoscere questa realtà, che diventa molto di più del posto in cui accompagnarli il sabato o la domenica, diventa qualcosa di concreto. ‘Ad un certo punto mi è sembrato di veder crescere mio figlio, così da un momento all’ altro. Vederlo dentro qualcosa di così grande e così importante per lui, mi ha davvero fatto capire di cosa è capace’. Francesco, giovane padre non terziario, esprime così la sensazione dello scoprire cosa nasconde la grande anima del proprio figlio.
Non può mancare l’accompagnamento dei frati, le nostre guide nel cammino di Francesco. Anche loro sono parte attiva della famiglia e della giornata della famiglia. È importante per loro poter stare accanto ai più piccoli in momenti importanti come quello in cui ci si presenta davanti al Signore, nel momento dell’Eccomi. Dice Fra Raffaele: ‘Dire Eccomi non significa solo dire di esserci, ma di essere pronti ad annunciare la parola di Dio. I bambini nell’ Eccomi dicono il loro sì, ed è invece data a noi la possibilità insieme a loro di rinnovare il nostro Si, e con esso di ritrovare la gioia di testimoniare l’amore di Gesù’.
La festa dell’Eccomi è quindi gioia, è testimonianza, è condivisione: tutte le giuste componenti per una festa. Ma è anche la possibilità che viene data a ciascuno di noi di seguire i nostri fratelli più piccoli nel loro più grande gesto. Sta a noi quindi unirci a loro e riuscire ad avere i loro stessi occhi, per quanto possa diventare sempre più difficile, in questo momento di pura letizia. Tutto ciò, è la Festa dell’Eccomi!

Federico Ferraiolo

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