Una francescana rivive, condividendo il suo Natale di ieri e di oggi

Spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibili per la venuta del Signore”  (1Ts 5, 23 )

 

Ripercorro con la mente ed il cuore i “ Natali ” di tanto tempo fa, quando pur cattolica, li vivevo più per tradizione che per convinzione del suo autentico significato.

Sin da piccola ho ricevuto una formazione cristiana grazie a quella anta donna di mia madre ed anche per aver frequentato l’azione cattolica fino all’età adolescenziale.

Il seme divino, in qualche modo, era stato gettato in me, ma solo col tempo sta dando i suoi frutti.

D ‘indole ribelle, in me c’era comunque una grande insoddisfazione interiore relativa al mio rapporto con Dio.

Dopo lunghi ed affannose ricerche e dopo momenti duri e drammatici di vita personale, ho capito che dovevo assolutamente conoscere meglio quel Dio che avevo dentro, di cui tanto sentivo parlare e di cui ignoravo pure tanto!

Fu così allora che, nel settembre 1993, dopo la mia esperienza di missione con i frati in Romania, per volontà del Signore e per intercessione di S. Francesco, mi ritrovai ad iniziare il mio cammino di fede nell’O.F.S. di S,Eframo Vecchio.

Confesso che prima di allora vivevo sì il Natale con gioia, emozione e soprattutto nella solidarietà( durante le festività di Natale a tavola, a casa mia, c’era sempre qualche anziano dell’ospizio comunale, povero o qualche persona sola), ma non ne comprendevo fino in fondo il suo significato.

Sentivo, è vero, molto il senso dell’amore che Dio aveva per me in quel giorno speciale, tanto che, poiché “l’amato diventa amante”, mi dedicavo alle opere di carità proprio in quel periodo, cercando di sensibilizzare e coinvolgere qualche amico.

In quell’occasione il mio stato d’animo si alternava tra la gioia per tutto ciò che avevo e la profonda tristezza per ciò che, tanti a me vicini, non avevano.

Durante il mio dialogo intimo con Lui, piuttosto risentita e disperata, gli chiedevo aiuti concreti di pace, amore e speranza per tutti quelli che facevano fatica a vivere!

La chiamata, poi, nella famiglia francescana ha, a modo suo, rafforzato la mia crescita spirituale, sociale e culturale benché attraverso crisi ed una continua conversione da parte mia.

Il Natale così assume per me un valore davvero particolare e riconosco che è uno dei momenti più forti dell’anno liturgico. Il mistero dell’incarnazione è entrato dentro di me grazie alle molteplici esperienze di fraternità e di formazione.

È chiaro che non mi limito a considerarlo un fatto accaduto tempo fa a Betlemme e, pur restando uno dei misteri della nostra fede, mi tocca dal profondo, mi affascina e mi commuove, facendo vibrare le corde del mio cuore ed, alzando i valori dell’adrenalina, provoca effetti collaterali nel mio corpo e nella mente.

Adesso ogni Natale lo vivo per convinzione, non è mai uguale a quello precedente, rimane comunque un mistero, di cui ogni volta ne scopro qualcosa che mi parla di amore e di speranza.

E’ quell’ incarnazione che però rivela la sua continuità nell’ eucarestia dove Gesù rimane vivo e vero in mezzo a noi per nutrirci del suo Corpo e col Sangue.

L’ avvento così, assume un valore permanente perché lo considero come tempo di preparazione al Natale, un avvento che esiste nel tempo presente.

Un tempo che è, secondo il Signore, il tempo dello  Spirito e della testimonianza, ma anche un tempo segnato dalle “necessità”(1 Cor 7,26) e dalle prove del male a cui neppure la Chiesa viene risparmiata. (Quanto vuoto ed incertezza dopo  gli ultimi avvenimenti terroristici dell’ 11 settembre c. a. )

L’ unione fa la forza ed allora, prepariamoci, fratelli e sorelle, ai duri combattimenti e nella realizzazione che venga il suo regno, viviamo questo tempo presente nell’ attesa e nella vigilanza. Ah se fosse Natale ogni giorno della nostra vita! Quanto vorrei che ciò accadesse proprio a cominciare da tutti i nostri confratelli, laici e religiosi, piccoli, giovani ed adulti!

La vita allora potrebbe essere più vivibile per molti!

In prossimità del forte momento liturgico del 25 dicembre”per tutti il Natale sia una solennità radiosa di luce , il preludio per un’esperienza particolarmente profonda di grazia e di misericordia”   ( Giovanni Paolo II da “ Incarnationis mysterium 6, )

Raffaela Bruno

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