Il sacramento del perdono (Confessione)

 

 

 

 

Cristo ha istituito il sacramento della Penitenza per tutti i membri peccatori della sua Chiesa, in primo luogo per coloro che, dopo il Battesimo, sono caduti in peccato grave e hanno così perduto la grazia battesimale e inflitto una ferita alla comunione ecclesiale.

A costoro il sacramento della Penitenza offre una nuova possibilità di convertirsi e di ricuperare la grazia della giustificazione.

I Padri della Chiesa presentano questo sacramento come “la seconda tavola (di salvezza) dopo il naufragio della grazia perduta”. (CCC 144)

Ci ricorda S. Paolo: “Siete stati lavati, siete stati santificati, siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e nello Spirito del nostro Dio!” (1 Cor 6,11)

Bisogna rendersi conto della grandezza del dono di Dio, che ci è fatto nei sacramenti dell’iniziazione cristiana, per capire fino a che punto il peccato è cosa non ammessa per colui che si è “rivestito di Cristo ” (Gal 3,27).

L’Apostolo san Giovanni però afferma anche:

“Se diciamo che siamo senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi” (1 Gv 1,8).

E il Signore stesso ci ha insegnato a pregare:

“Perdonaci i nostri peccati” (Lc 11,4), legando il mutuo perdono delle nostre offese al perdono che Dio accorderà alle nostre colpe. (CCC 1425)

Rendendo gli Apostoli partecipi del suo proprio potere di perdonare i peccati, il Signore dà loro anche l’autorità di riconciliare i peccatori con la Chiesa:

Tale dimensione ecclesiale del loro ministero trova la sua più chiara espressione nella solenne parola di Cristo a Simon Pietro:

“A te darò le chiavi del Regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli” (Mt 16,19).

Questo “incarico di legare e di sciogliere, che è stato dato a Pietro, risulta essere stato concesso anche al collegio degli Apostoli, unito col suo capo”. (CCC 1444)

Le parole legare e sciogliere significano:

colui che voi escluderete dalla vostra comunione, sarà escluso dalla comunione con Dio;

colui che voi accoglierete di nuovo nella vostra comunione, Dio lo accoglierà anche nella sua.

La riconciliazione con la Chiesa è inseparabile dalla riconciliazione con Dio. (CCC 1445)
 

Definizione del sacramento del perdono

La Confessione o Penitenza è il sacramento istituito da N.S. Gesù Cristo, per rimettere i peccati commessi dopo il Battesimo. (Cat. S. Pio X N° 355)

Si dice Confessione dall’accusa delle proprie colpe, che il penitente fa al Sacerdote;

e Penitenza dalla riparazione espiatrice che egli deve prestare anche personalmente

La Confessione rimette i peccati commessi dopo il Battesimo:

i peccati commessi prima, quando il Battesimo si riceve in età adulta, si rimettono col Battesimo stesso.
 

Il sacramento del perdono “seconda tavola di salvezza”

La conversione e la salvezza dei peccatori fu la ragione della vita e della morte del Redentore.

Ma Gesù non poteva rimanere sempre visibilmente sulla terra, in mezzo agli uomini, e gli uomini hanno bisogno di qualcuno che autorevolmente li assicuri del perdono di Dio.

Per questo prima di salire al Cielo, Egli trasmise il suo potere agli Apostoli e loro successori nel Sacerdozio, e istituì il sacramento del perdono, la ” seconda tavola di salvezza”, che Dio concede all’uomo nel naufragio del male e del peccato.
 

L’istituzione del sacramento della Penitenza

Il sacramento della Confessione fu istituito da Gesù Cristo il giorno stesso della sua risurrezione.

La risurrezione del Signore doveva infatti essere il simbolo e la grazia del nostra risurrezione spirituale.

Era notte, e gli Apostoli stavano radunati nel Cenacolo, a porte chiuse, per timore dei Giudei.

Improvvisamente apparve loro Gesù che li salutò amorevolmente dicendo:

” La pace sia con voi! ”

Poi, affidando loro la missione a cui li aveva preparati nei tre anni della vita pubblica, disse:

“Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi!”

Ciò detto, alitò su di essi e soggiunse:

“Ricevete lo Spirito Santo: a chi rimetterete i peccati saranno rimessi, a chi li riterrete saranno ritenuti “. (Gv 20, 19-23)

Con queste parole il Signore conferiva agli Apostoli e ai loro successori il divino potere di giudicare le coscienze, e istituiva formalmente il sacramento della Confessione.

Era la prima e più delicata applicazione dell’autorità promessa a Pietro in Cesarea di Filippo e, successivamente, agli Apostoli negli ultimi giorni di ministero in Galilea:

“Tutto ciò che legherete sulla terra, sarà legato anche in cielo;

e tutto ciò che scioglierete sulla terra, sarà sciolto anche in cielo! (Mt 16-19)”.
 

La confessione nel corso dei secoli: sua necessità, suoi effetti

Nel corso dei secoli la forma concreta, secondo la quale la Chiesa ha esercitato questo potere ricevuto dal Signore, ha subito molte variazioni.

Durante i primi secoli, la riconciliazione dei cristiani che avevano commesso peccati particolarmente gravi dopo il loro Battesimo (per esempio l’idolatria, l’omicidio o l’adulterio), era legata ad una disciplina molto rigorosa, secondo la quale i penitenti dovevano fare pubblica penitenza per i loro peccati, spesso per lunghi anni, prima di ricevere la riconciliazione.

A questo “ordine dei penitenti ” (che riguardava soltanto certi peccati gravi) non si era ammessi che raramente e in talune regioni una sola volta durante la vita.

Nel settimo secolo, ispirati dalla tradizione monastica d’Oriente, i missionari irlandesi portarono nell’Europa continentale la pratica “privata ” della penitenza che non esige il compimento pubblico e prolungato di opere di penitenza prima di ricevere la riconciliazione con la Chiesa.

Il sacramento si attua ormai in una maniera più segreta tra il penitente e il sacerdote.

Questa nuova pratica apriva così la via ad una frequenza regolare di questo sacramento.

Essa permetteva di integrare in una sola celebrazione sacramentale il perdono dei peccati gravi e dei peccati veniali.

È questa a grandi linee, la forma di penitenza che la Chiesa pratica fino ai nostri giorni. (CCC 1447)

Attraverso i cambiamenti che la disciplina e la celebrazione di questo sacramento hanno conosciuto nel corso dei secoli, si discerne la medesima struttura fondamentale.

Essa comporta due elementi ugualmente essenziali:

da una parte, gli atti dell’uomo che si converte sotto l’azione dello Spirito Santo:

cioè la contrizione, la confessione e la soddisfazione, dall’altra parte, l’azione di Dio attraverso l’intervento della Chiesa.

La Chiesa che, mediante il vescovo e i suoi presbiteri, concede nel nome di Gesù Cristo il perdono dei peccati e stabilisce la modalità della soddisfazione prega anche per il peccatore e fa penitenza con lui.

Così il peccatore viene guarito e ristabilito nella comunione ecclesiale. (CCC 1448)

La formula di assoluzione in uso nella Chiesa latina esprime gli elementi essenziali di questo sacramento;

il Padre delle misericordie è la sorgente di ogni perdono, Egli realizza la riconciliazione dei peccatori mediante la Pasqua del suo Figlio, e il dono del suo Spirito, attraverso la preghiera e il ministero della Chiesa:

Dio, Padre di misericordia, che ha riconciliato a sé il mondo nella morte e Risurrezione del suo Figlio, e ha effuso lo Spirito Santo per la remissione dei peccati ti conceda, mediante il ministero della Chiesa, il perdono e la pace.

E io ti assolvo dai tuoi peccati nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. (CCC 1449)
 

Necessità della Confessione

Il sacramento della Confessione è assolutamente necessario per salvarsi a quanti dopo il Battesimo, hanno avuto la disgrazia di commettere anche un solo peccato mortale.

Per la sovrana misericordia del Signore, tuttavia, anche l’atto di contrizione perfetto restituisce direttamente la grazia di Dio; rimane però l’obbligo di confessarsi.

A norma del terzo precetto generale della Chiesa, il cristiano è obbligato, come minimo indispensabile, alla confessione annuale; l’obbligo giuridico riguarda solo i peccati mortali.

Per le nostre esigenze spirituali, tuttavia, è consigliabile la confessione frequente, settimanale o quindicinale, e se si ha la sventura di cadere in peccato mortale, è opportuno confessarsi subito.

Rimanere volutamente privi della grazia di Dio è un’imprudenza gravissima:

è come essere gravemente malati e non ricorrere al medico.
 

Effetti

I principali effetti di una buona Confessione sono i seguenti:

1. Cancella tutti i peccati, per quanto gravi e numerosi, purché ci sia il pentimento.

2. Rimette la pena eterna dovuta per i peccati mortali, e rimette anche la pena temporale, in tutto o in parte in proporzione alle disposizioni del penitente e secondo la sovrana munificenza del Signore.

3. Restituisce la grazia santificante, facendo anche rivivere i meriti perduti a causa del peccato grave.

4. Aumenta la grazia stessa in chi già la possiede.

5. Dà la grazia sacramentale per superare le tentazioni del demonio, vincere le cattive inclinazioni ed evitare le ricadute.
 

Le disposizioni del penitente

Soggetto del sacramento della Confessione è ogni cristiano che abbia commesso delle colpe mortali o veniali.

Gli atti o disposizioni necessari per fare una buona confessione, sono cinque:

l’esame di coscienza,

il dolore dei peccati,

il proponimento di non commetterne più,

l’accusa dei peccati e

la soddisfazione o penitenza.
 

L’esame di coscienza

L’esame di coscienza consiste in una sincera e diligente ricerca dei peccati commessi, a cominciare dall’ultima confessione ben fatta.
 

Il dolore dei peccati

Il dolore è il dispiacere dei peccati commessi, che ci fa proporre di non più peccare.

Il dolore è di due specie: perfetto o di contrizione, e imperfetto o di attrizione.

1. Il dolore perfetto o di contrizione è il dispiacere dei peccati commessi perché sono offesa a Dio nostro Padre infinitamente buono e amabile, e cagione della passione e Morte di Gesù Cristo suo divin figliolo e nostro Redentore.

Si dice perfetto, perché nasce da un puro sentimento di amore filiale verso Dio, e perché ci ottiene subito il perdono dei peccati, sebbene resti l’obbligo di confessarli.

2. Il dolore imperfetto o di attrizione è il dispiacere dei peccati commessi per il timore dei castighi divini eterni e temporali, o anche per la bruttezza del peccato, considerata nella luce della fede.

Si dice imperfetto, perché nasce da motivi inferiori ossia interessati (senza tuttavia escludere i motivi perfetti dell’amore filiale ).
 

Necessità del dolore

Il dolore è assolutamente necessario per ottenere il perdono dei peccati;

è, difatti, l’atto fondamentale del penitente che dà valore ed efficacia a tutti gli altri.

Nel sacramento della Confessione, per l’infinita misericordia di Dio, è sufficiente il dolore imperfetto o di attrizione:

la sua manchevolezza viene colmata dai meriti infiniti di N. S. Gesù Cristo.
 

Il proponimento

Il proponimento è la volontà risoluta di non commettere mai più peccati e di fuggirne le occasioni pericolose:

libri, cose, compagnie, affetti, ecc., che turbano l’animo.

Lo Spirito Santo ammonisce espressamente:

“Qui amat periculum, in illo peribit: Chi ama il pericolo, perirà in esso!”.

Se l’occasione è prossima l’obbligo di fuggirla è per sé grave.
 

L’accusa

L’accusa dei peccati è il punto capitale della Confessione.

Si definisce: la manifestazione delle proprie colpe fatta al ministro di Dio e ordinata ad ottenere il perdono dei peccati.
 

Qualità dell’accusa

L’accusa sacramentale dev’essere sincera, umile, semplice, prudente, integra.

1. Sincera, ossia veritiera.

2. Umile, ossia in atteggiamento compunto, da colpevoli, come il pubblicano del Vangelo.

3. Semplice vuol dire che dobbiamo confessare le nostre colpe senza diminuirle né aggravarle evitando le cose e le circostanze inutili.

4. Prudente significa che non dobbiamo manifestare i peccati altrui senza una vera necessità.

5. Integra, ossia completa: dobbiamo infatti accusare tutti i peccati mortali non ancora confessati o confessati male.
 

I peccati veniali

Solo i peccati mortali costituiscono la materia necessaria del sacramento della Penitenza.

I peccati veniali sono materia libera, vale a dire non siamo obbligati ad accusarli, perché non privano della grazia e dell’amicizia di Dio, e possiamo ottenerne il perdono anche con altri mezzi, quali la preghiera, l’elemosina, la mortificazione, la santa Comunione, purché, naturalmente, ci sia il pentimento del cuore.
 

La soddisfazione

La soddisfazione è la riparazione delle colpe commesse in unione con Gesù, perché non basta confessare le proprie colpe: bisogna anche ripararle.

Tale è lo scopo della soddisfazione o penitenza sacramentale, che si definisce:

la particolare preghiera od opera buona imposta dal Confessore in espiazione dei peccati commessi e a correzione del penitente.

L’accettazione della penitenza imposta dal Confessore appartiene all’essenza del sacramento; la sua effettiva esecuzione alla integrità.

Tale penitenza, che acquista un particolare valore, perché si unisce ai patimenti di N. S. Gesù Cristo, dev’essere fatta al più presto.

Se il confessore ne ha determinato le circostanze e il tempo, bisogna farla così com’è stata prescritta.
 
[Fonte: unionecatechisti.it]

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